Federalberghi Verona: «No all’aumento dell’imposta di soggiorno»
di Matteo ScolariFederalberghi Confcommercio Verona esprime una netta contrarietà alle indiscrezioni che parlano di una proroga per il 2026 delle misure che consentirebbero ai Comuni coinvolti nelle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 di aumentare fino al 140% l’imposta di soggiorno, portandola da 5 a 12 euro a notte. Tra le città interessate figura anche Verona, sede di alcune competizioni e crocevia turistico di primaria importanza.
«Ci auguriamo che quanto trapelato sul Decreto anticipi non corrisponda al vero – commenta il presidente di Federalberghi Confcommercio Verona, Maurizio Russo –. Nella nostra città, il Comune ha già previsto di non tassare chi pernotta per conto del Comitato organizzatore delle Olimpiadi. Un eventuale aumento dell’imposta creerebbe quindi grandi disparità e rischierebbe di penalizzare il turismo e l’immagine di Verona».

Sulla stessa linea il direttore generale di Confcommercio Verona, Nicola Dal Dosso, che aggiunge: «Si tratterebbe di una forma strisciante di inasprimento della pressione fiscale. Inoltre, l’imposta di soggiorno raramente viene destinata alla riqualificazione delle imprese turistiche, come previsto dalla legge, e finisce per diventare un onere amministrativo ed economico aggiuntivo per le aziende, che si ritrovano a fare da sostituti d’imposta dei Comuni».

Alla posizione di Verona si uniscono anche Confcommercio Lombardia, Confcommercio Veneto, Federalberghi Lombardia e Federalberghi Veneto, che in una nota congiunta definiscono l’ipotesi di aumento “assolutamente da scongiurare”. Le associazioni sottolineano come, in vista dei Giochi olimpici, il settore ricettivo abbia investito per riqualificare le strutture e formare il personale, migliorando così l’immagine dei territori.
«I flussi turistici in crescita devono essere resi strutturali grazie alla risonanza di un evento così importante – si legge nella nota – e non utilizzati per “fare cassa”. L’aumento dell’imposta a pochi mesi dai Giochi rappresenterebbe un biglietto da visita negativo per i nostri territori e andrebbe a danneggiare il mercato interno, penalizzando in particolare i visitatori italiani».
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