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Export lapideo: materiali stabili sui record, tecnologie in calo nel primo semestre 2025

di Matteo Scolari
Secondo Confindustria Marmomacchine, tra gennaio e giugno l’export complessivo della filiera segna –5,5% a 1,46 miliardi di euro. Bene le pietre naturali (–2,4%), che restano sui massimi storici con prezzi medi oltre i 1.000 €/tonnellata, mentre arretra l’export di macchinari e attrezzature (–12,3%).

Nel primo semestre 2025 la filiera lapidea italiana conferma il proprio peso nel manifatturiero, pur mostrando segnali contrastanti. I dati diffusi da Confindustria Marmomacchine evidenziano che le esportazioni di materiali e tecnologie hanno totalizzato 1,465 miliardi di euro, in flessione del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il settore dei materiali lapidei tiene, con vendite estere a 1,041 miliardi di euro (–2,4%), mantenendo il primato del valore medio oltre i 1.000 €/tonnellata (record storico di 1.617 €/tonnellata per i lavorati). Diverso il quadro per il comparto delle tecnologie per estrazione e lavorazione, che cede il 12,3% fermandosi a 424 milioni di euro, dopo la già pesante contrazione del 2024.

«3.200 aziende e 34.000 addetti, un fatturato nel 2024 di 4,5 miliardi di euro e un saldo commerciale attivo di oltre 2,7 miliardi: sono numeri che confermano la filiera tecno-marmifera come settore di eccellenza del Made in Italy» ha sottolineato Flavio Marabelli, presidente onorario di Confindustria Marmomacchine, intervenuto alla presentazione di Marmomac 2025 a Milano.

Flavio Marabelli, presidente onorario di Confindustria Marmomacchine.

Guardando ai mercati di destinazione, si conferma la leadership degli Stati Uniti con importazioni per 275,5 milioni di euro (+9,4%), mentre calano Germania (–4,3%), Francia (–13,5%) e Svizzera (–4,1%). In area Golfo l’Italia soffre: Emirati Arabi Uniti (–6,3%) e soprattutto Arabia Saudita (–38,6%). Cresce invece la domanda dai Paesi Bassi (+23,5%). Sul fronte dei materiali grezzi (+2,8%), la Cina resta primo acquirente con quasi il 50% del totale (110,8 milioni, +4,6%), seguita dall’India (+9,5%).

Più critica la situazione delle tecnologie: gli USA riducono gli acquisti del 16,4%, la Turchia segna –4,5%, mentre emergono dati positivi da Spagna (+36,9%) e Germania (+31,2%). In forte calo Francia (–19,5%), Canada (–31,5%) e Regno Unito (–19,5%), con segnali di ripresa da India (+113%) e Portogallo (+60%).

Marabelli avverte: «Molto dipenderà dalla capacità delle nostre imprese di resistere all’attuale clima di incertezza e contrastare la concorrenza internazionale. Per un ritorno alla crescita di entrambe le componenti della filiera, sarà necessario attendere almeno il secondo trimestre 2026».

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