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Gianfranco Spiazzi (UPPI): «Gli immobili? Un tesoretto, ma senza regole diventano un peso»

di Matteo Scolari
Il presidente dell’Unione Piccoli Proprietari Immobiliari di Verona invita a distinguere tra investimento abitativo e speculativo: «La casa resta un bene rifugio, ma morosità, tasse e burocrazia rischiano di penalizzare i proprietari».

La proprietà immobiliare è sempre stata percepita dagli italiani come sicurezza e risparmio accumulato. Ma oggi, secondo Gianfranco Spiazzi, presidente UPPI Verona, la situazione è più complessa: i contratti d’affitto, la morosità, i costi di gestione e la pressione fiscale possono trasformare la casa da risorsa a fardello. A Focus Verona Economia ha illustrato le criticità che i piccoli proprietari affrontano quotidianamente.

Presidente Spiazzi, la casa è ancora un bene rifugio?

Sì, ma va fatta una distinzione. Se l’immobile è acquistato per avere la propria abitazione, resta un obiettivo positivo e sicuro. Se invece è acquistato con finalità speculative, bisogna valutare bene. Le locazioni commerciali, ad esempio, rendono solo in determinate zone: chi possiede immobili in via Mazzini o nel centro storico può ottenere canoni elevati, ma in periferia la situazione è molto diversa, con tanti capannoni industriali sfitti.

E per quanto riguarda le locazioni abitative?

Esistono principalmente due formule contrattuali: il 4+4 e il 3+2. Dal punto di vista reddituale, ritengo migliore il 3+2, che gode di agevolazioni fiscali e si basa su accordi con i Comuni. Certo, il canone mensile è più contenuto rispetto al 4+4, ma è più sostenibile. Con il 4+4, invece, si registra una forte crisi di morosità: sempre più persone non riescono a pagare e i tribunali sono pieni di cause per inadempienza.

Quindi essere proprietari di immobili oggi non è semplice.

Esatto. Il rischio è che un immobile diventi un costo invece che una rendita. Non dimentichiamo che spesso i proprietari devono anticipare spese condominiali o di manutenzione anche quando l’inquilino non paga. Se non c’è un giusto equilibrio e una normativa di tutela, la casa smette di essere un tesoretto.

Molti politici parlano di “piano casa” ed edilizia popolare. Cosa ne pensa?

Finora i piani casa hanno spesso penalizzato i piccoli proprietari, che rappresentano la maggioranza e che hanno comprato gli immobili con i risparmi di una vita. Siamo tartassati da imposizioni fiscali e poco tutelati nei confronti degli inquilini morosi. Non è corretto scaricare sempre sui proprietari il peso del problema abitativo.

Gli affitti brevi sono oggi al centro di polemiche. Come li giudica?

Sono una soluzione lecita e nascono da una normativa precisa sulle locazioni transitorie. Purtroppo spesso vengono ostacolati, quasi perseguitati, con l’idea di limitarli. Ma così si rischia di violare il diritto di proprietà e creare disparità di trattamento: chi ha iniziato prima può continuare, chi arriva dopo viene escluso. Non è una soluzione equa.

Qual è l’auspicio per i piccoli proprietari?

Che lo Stato smetta di vederli come una fonte inesauribile di gettito fiscale. Servono misure per detassare, favorire l’edilizia popolare e sostenere le cooperative. Solo così chi vuole acquistare una casa per sé e la propria famiglia potrà farlo senza rischiare che diventi un peso. Il centro storico ha dinamiche autonome che si autoregolano, ma la vera sfida è rendere accessibili le periferie e sostenere le fasce più deboli.

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