Grana Padano tra dazi e Olimpiadi: “Così difendiamo la nostra eccellenza nel mondo”
di Matteo ScolariGrana Padano, 70 anni di storia e nuove sfide all’orizzonte. Il presidente del Consorzio, Renato Zaghini, analizza con Verona Economia un anno importante per il re dei formaggi DOP: tra l’orgoglio per i risultati raggiunti, le preoccupazioni per i dazi americani e l’impegno per la sostenibilità. «Difendiamo la nostra identità e investiamo per portare il Grana Padano sempre più lontano», spiega Zaghini, che guarda anche alle Olimpiadi come occasione per rafforzare la presenza del marchio nel mondo.
Presidente, il Consorzio del Grana Padano celebra quest’anno i 70 anni. Quali sono le principali soddisfazioni che accompagnano questo anniversario?
Settant’anni e non sentirli! C’è ancora in noi e nella nostra gente entusiasmo per crescere, per raffinare e per garantire sempre di più un prodotto che sia in linea con le esigenze del consumatore. Oggi il consumatore vuole essere garantito non solo dal punto di vista nutrizionale, ma desidera sapere anche come viene prodotto il formaggio: se vengono rispettati gli animali e l’ambiente. Come presidente posso dire con convinzione che il Grana Padano rispetta questi valori. Non lo affermiamo a parole: da anni investiamo in ricerca e collaboriamo con primarie università italiane ed estere per garantire le migliori pratiche e offrire tutte le garanzie necessarie.

Lo scenario geopolitico internazionale, però, desta qualche preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda i dazi. Come state affrontando la situazione?
Purtroppo è una questione che non dipende da noi. Se potessimo risolveremmo tutto subito, evitando guerre e tensioni commerciali. Ma dobbiamo fare i conti con un aumento significativo dei dazi: per anni il Grana Padano ha avuto un dazio del 15% negli Stati Uniti; con l’amministrazione Trump è salito al 25%. Se le tariffe continueranno a crescere, il rischio è che il prodotto diventi troppo costoso, arrivando anche a 50 dollari al chilo. Questo non danneggia solo noi produttori, ma anche i consumatori americani che hanno dimostrato negli anni di apprezzare il nostro formaggio per le sue qualità nutrizionali. Va ricordato che i dazi non hanno mai portato benefici a nessuno, e la storia lo dimostra.
A proposito di mercati esteri, quanto incide oggi il fenomeno dell’italian sounding sul Consorzio?
L’italian sounding provoca danni ingenti, ma il consumatore sa riconoscere l’autenticità. Negli Stati Uniti, ad esempio, su tre chili di Grana venduti, due sono prodotti farlocchi. È un problema economico enorme. Cerchiamo di tutelarci attraverso accordi bilaterali, ma non è sempre facile. In tanti Paesi siamo riusciti a ottenere la protezione del marchio, mentre negli Stati Uniti questo non è ancora avvenuto.

Grana Padano è anche sponsor olimpico. Cosa vi ha spinto a legarvi alle Olimpiadi invernali che coinvolgeranno anche Verona?
Per noi l’estero rappresenta una grande possibilità di crescita, ma deve essere una crescita ordinata. Le Olimpiadi sono una vetrina mondiale e per questo motivo abbiamo scelto di sostenerle. Ci sono due ragioni: la prima è che l’evento si svolge sul nostro territorio; la seconda è che se vogliamo ampliare la presenza nel mondo dobbiamo farci conoscere e le Olimpiadi sono un messaggio di pace e un’occasione di visibilità globale. E poi, il nostro “rombino” giallo ormai è conosciuto in tutto il mondo.
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