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Energia, allarme CGIA: le PMI pagano il doppio per il gas rispetto alle grandi imprese

di Matteo Scolari
A lanciare l’allarme è la CGIA di Mestre: nonostante il calo dei prezzi all’ingrosso, le micro e piccole imprese italiane continuano a subire un pesante divario sui costi di luce e gas. Veneto tra le regioni meno colpite dalla povertà energetica, ma il rischio resta alto.

Le piccole imprese italiane continuano a essere fortemente penalizzate sul fronte energetico. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, le bollette del gas costano il doppio rispetto a quelle delle grandi industrie, mentre per l’energia elettrica il sovrapprezzo è del 55%. Una situazione che colpisce in particolare l’artigianato, i negozi e le microimprese, soprattutto in territori dove l’economia è sostenuta da distretti produttivi diffusi, come nel Veneto.

Nel 2024, le piccole aziende hanno pagato in media 99,5 euro per MWh di gas, contro i 47,9 euro delle grandi. Per l’energia elettrica, il prezzo per le piccole imprese è stato di 218,2 euro per MWh, mentre le grandi hanno speso 140,4 euro. Nonostante la discesa dei prezzi delle materie prime, il divario resta ampio e strutturale, dovuto principalmente a costi fissi, oneri di sistema e minore capacità contrattuale delle micro realtà.

Il nodo è anche culturale e normativo: le grandi imprese accedono a contratti più vantaggiosi, godono di sconti su accise e oneri grazie alla loro classificazione come energivore, e hanno maggiore forza nelle negoziazioni. Al contrario, le PMI non solo consumano meno energia, ma devono comunque sostenere spese fisse elevate e sono meno coperte da tutele e agevolazioni. Non a caso, la CGIA ricorda che in Italia le imprese con meno di 20 addetti rappresentano il 98% del totale, impiegando circa il 60% della forza lavoro privata.

L’impatto si riflette anche sulla tenuta sociale: oltre 2,3 milioni di famiglie italiane si trovano in povertà energetica, cioè incapaci di riscaldare o raffrescare adeguatamente la casa. Il Veneto, con un’incidenza del 6,3%, è tra le regioni meno colpite, ma resta vulnerabile. L’identikit delle famiglie più a rischio è chiaro: nuclei numerosi, in condizioni economiche precarie e spesso con un capofamiglia disoccupato, pensionato solo o lavoratore autonomo. Gli stessi artigiani e piccoli commercianti, sottolinea la CGIA, sono tra i più esposti: pagano due volte, come famiglie e come titolari d’impresa.

Tra i settori più colpiti dai rincari: vetro, ceramica, plastica, laterizi, acciaio, meccanica e alimentare. A soffrire sono anche i distretti del Nordest, come il termomeccanico padovano, le materie plastiche tra Treviso, Vicenza e Padova, e il vetro di Murano. La CGIA avverte: se le tensioni internazionali dovessero aumentare, i costi energetici potrebbero esplodere nuovamente, mettendo a rischio la tenuta economica di molte PMI italiane.

Il richiamo è chiaro: servono interventi strutturali per riequilibrare i costi tra grandi e piccole imprese, e politiche pubbliche che riconoscano il ruolo centrale delle PMI nel sistema economico nazionale. Perché sostenere l’energia delle piccole imprese significa sostenere l’Italia.

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