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Assorbimento Banco BPM: allarme da Confapi Verona e API Novara VCO e Vercelli

di Matteo Scolari
Secondo le due associazioni è a rischio la tenuta del sistema economico locale e la sopravvivenza di numerose PMI. I presidenti Ravetto e Di Giorgio chiedono di difendere il modello di banca territoriale.

L’ipotesi di un’assorbimento di Banco BPM da parte di Unicredit agita il mondo della piccola e media impresa del Nord Italia. In particolare, Confapi Industria & Impresa Verona e API Novara VCO e Vercelli lanciano un chiaro segnale d’allarme: l’operazione, se confermata, rischierebbe di compromettere l’equilibrio costruito negli anni tra banche e territori, minando la sopravvivenza stessa di molte realtà imprenditoriali.

Banco BPM ha rappresentato per lungo tempo – nelle province interessate – un modello virtuoso capace di coniugare la solidità di una banca nazionale con la prossimità e l’attenzione quotidiana tipica degli istituti locali. Un patrimonio oggi in pericolo, secondo le due associazioni, a causa della possibile fusione con Unicredit, istituto con logiche ben diverse.

Manfredi Ravetto, presidente di Confapi Industria&Impresa Verona.
Manfredi Ravetto, presidente di Confapi Industria&Impresa Verona.

In gioco c’è molto: non solo il credito alle imprese, ma anche l’indotto sociale ed economico alimentato dalle fondazioni territoriali, dal radicamento delle filiali e da una conoscenza diretta degli imprenditori. A livello veronese, i dati fanno riflettere: sarebbero 90 su 91 le agenzie Banco BPM destinate alla chiusura, in uno scenario che nel novarese vedrebbe un taglio fino all’88% delle filiali.

«Le PMI hanno una storica simbiosi con gli istituti radicati sul territorio: non si disperda questo patrimonio di relazioni e collaborazioni!», dichiara Manfredi Ravetto, presidente di Confapi Verona. Ancora più netto il presidente di API Novara VCO e Vercelli, Mario Di Giorgio: «Desidero sottolineare l’importanza di preservare le nostre Banche locali, come Banco BPM, che rappresentano un pilastro fondamentale per il tessuto economico del territorio. L’attuale operazione di Unicredit non solo minaccia l’equilibrio tra Banca e Impresa, ma rischia anche di compromettere il rapporto di vicinanza e il sostegno alle nostre PMI, che sono il cuore pulsante della nostra economia».

Le associazioni auspicano un ripensamento dell’operazione e un ritorno a un sistema bancario più competitivo ma anche più vicino, capace di valutare non solo l’algoritmo, ma anche la storia e la persona dietro ogni impresa.

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