Fonderie italiane ancora ferme al palo: la ripresa non arriva, pesa l’incertezza globale
di Matteo ScolariIl settore delle fonderie italiane continua a vivere una fase di stagnazione prolungata, senza segnali concreti di ripresa. Nonostante un moderato incremento congiunturale di produzione e fatturato nel primo trimestre del 2025, il quadro generale resta compromesso, segnato da costi energetici elevati, ordini in calo e scarsa visibilità futura. È quanto emerge dall’ultima analisi del Centro Studi di Assofond, l’associazione confindustriale che rappresenta il comparto.
Dopo il difficile quarto trimestre del 2024, condizionato dalle fermate produttive per le festività, i primi tre mesi del 2025 hanno registrato una crescita congiunturale del +6,4% della produzione e del +9,2% del fatturato. Tuttavia, si tratta di un rimbalzo fisiologico, spiegato soprattutto dal maggior numero di giorni lavorati. A confermarlo è Fabio Zanardi, presidente di Assofond: «I dati di questo primo trimestre confermano le sensazioni che abbiamo da mesi: ci troviamo in una fase in cui sembra che il settore abbia raggiunto il fondo della discesa, ma senza mostrare segnali concreti di risalita».

Il dato tendenziale resta infatti negativo: rispetto al primo trimestre del 2024, la produzione cala del -9,5%, con -8,5% per le fonderie di metalli ferrosi e -11,9% per le non ferrose. Anche il fatturato segue lo stesso trend: rispetto a un anno fa, -8,7% complessivo, con -8,2% per le ferrose e -9,7% per le non ferrose. Un calo che si accompagna a un clima di fiducia fragile, aggravato dalla crescente incertezza geopolitica ed economica internazionale.
Zanardi sottolinea come, in assenza di un portafoglio ordini solido, le aspettative di ripresa sembrino alimentate più dalla speranza che da elementi reali:
«L’incertezza dello scenario globale, legata alle politiche economiche e ai rischi come l’introduzione di nuove barriere al commercio internazionale, condanna il settore a un immobilismo degli investimenti».

La visibilità degli ordini è in costante riduzione: nel primo trimestre 2025 la media è scesa a 2,2 mesi per la ghisa, 0,8 mesi per l’acciaio e 2,5 mesi per i metalli non ferrosi. Indicatori ben al di sotto della soglia di sicurezza. L’indice ACT – che misura il sentiment sul periodo di riferimento – è l’unico a segnalare un miglioramento con 53,2 punti (sopra la soglia di sufficienza), ma l’indice SIX, che guarda al semestre successivo, pur restando a 53,2, è in calo rispetto al mese precedente.
Le prospettive sono deboli: il 61,3% delle aziende prevede stazionarietà, mentre cresce al 12,9% la quota di chi prevede un peggioramento, a fronte di un calo degli ottimisti (25,8%). Questo quadro poco dinamico frena la propensione agli investimenti e alimenta un circolo vizioso di attesa e rallentamento.
Anche il caro energia continua a gravare pesantemente sui conti. Il Prezzo Unico Nazionale (PUN) dell’energia elettrica ha registrato un +49,6% su base annua nel primo trimestre 2025, rendendo ancor più critica la situazione di marginalità per le imprese del settore. L’aumento dei costi, unito al calo dei volumi, rende difficile la tenuta economica e la programmazione a medio-lungo termine.
Secondo i dati del Centro Studi, il rimbalzo tecnico del primo trimestre è stato motivato principalmente dal numero maggiore di giorni lavorati (indicato dal 48,3% del campione), ma in misura minore anche da un timido aumento della domanda di mercato (37,9%). La crescita del fatturato è stata invece trainata dall’incremento delle quantità spedite.

Il messaggio di Assofond è chiaro: la fase di discesa sembra essersi arrestata, ma manca ogni elemento concreto che faccia pensare a una ripartenza. Servono interventi urgenti da parte delle istituzioni europee e nazionali per sostenere in modo strutturato le filiere produttive.
«È fondamentale che la consapevolezza politica, che finalmente sembra esserci, si traduca in misure concrete a favore del comparto industriale europeo», conclude Zanardi, chiedendo maggiore attenzione e risorse per un settore strategico, spesso trascurato ma fondamentale per la manifattura nazionale.
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