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Dazi USA, Sud Italia in allarme: ma il Veneto si conferma fortezza dell’export

di Matteo Scolari
Secondo una nuova indagine della CGIA di Mestre, l’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti penalizza le regioni a bassa diversificazione produttiva. Il Veneto tra i territori più resilienti.

L’introduzione dei nuovi dazi commerciali voluta dall’amministrazione americana guidata da Donald Trump si configura come una vera e propria sfida per l’economia italiana, e in particolare per le regioni del Mezzogiorno. Ma in questo scenario incerto, il Veneto emerge come un modello di resistenza e solidità, grazie a un’ampia diversificazione dei suoi prodotti esportati.

Secondo l’analisi curata dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, le aree a maggiore rischio sono quelle in cui l’export si basa su un numero limitato di settori produttivi. In particolare, la Sardegna guida la classifica della vulnerabilità con un indice di diversificazione del 95,6%, seguita da Molise e Sicilia. In queste regioni, un eventuale innalzamento dei dazi su nuovi gruppi merceologici potrebbe colpire duramente l’intera economia regionale.

Diversamente, il Veneto dimostra una maggiore capacità di assorbire gli urti del commercio internazionale grazie a un indice di diversificazione di appena il 46,8%, che lo colloca tra le regioni meno esposte a queste turbolenze globali, subito dopo la Lombardia (43%). La varietà di settori rappresentati nel panorama export veneto offre una barriera protettiva contro le fluttuazioni e le politiche protezionistiche, come quelle americane.

Il valore dell’export veneto nel 2024 ha toccato quota 80,1 miliardi di euro, mantenendosi al terzo posto a livello nazionale, dietro a Lombardia (163,9 miliardi) ed Emilia-Romagna (83,6 miliardi). Il leggero calo rispetto al 2023 (-1,8%) non modifica la sostanziale solidità del sistema produttivo regionale, che riesce a mantenere competitività e presenza sui mercati esteri.

La situazione è ben diversa nel Mezzogiorno, dove il calo dell’export è stato complessivamente del -5,4%. La scarsa varietà produttiva rende le regioni del Sud più vulnerabili agli effetti dei dazi. Un’eccezione importante è rappresentata dalla Puglia, che con un indice di diversificazione del 49,8% si posiziona sorprendentemente al terzo posto a livello nazionale, segnando una tendenza positiva e potenzialmente trainante per l’intera area.

Sul fronte provinciale, Vicenza si distingue tra le eccellenze italiane con 22,7 miliardi di euro esportati nel 2024, classificandosi quarta in Italia. La presenza nel top 10 anche di Treviso (15,8 miliardi), Verona (15,2 miliardi), Padova (13,4 miliardi) e Venezia (6,1 miliardi) conferma l’omogeneità territoriale della forza veneta nell’export.

I principali prodotti italiani esportati nel 2024 includono medicinali e preparati farmaceutici (50,8 miliardi, +10,3%), macchinari generici, autoveicoli, ma anche gioielleria (+38,9%) e prodotti alimentari. In questo contesto, l’elevata presenza del Veneto in comparti ad alto valore aggiunto e fortemente richiesti a livello globale conferma la sua capacità di adattarsi a dinamiche mutevoli.

Il messaggio è chiaro: la diversificazione dell’export rappresenta una strategia fondamentale per proteggere il tessuto produttivo locale da crisi esterne. Il Veneto, con la sua varietà industriale e la capillarità territoriale, rappresenta un esempio virtuoso di resilienza economica.

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