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Intelligenza artificiale? Alleata dell’uomo contro il calo demografico

di Matteo Scolari
Smettiamola di vedere l'Ia come una minaccia. Nei prossimi decenni, in Italia, mancheranno lavoratori. Le macchine e le nuove tecnologie saranno indispensabili.

L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando in maniera profonda il tessuto economico e sociale globale, e il suo impatto in Italia è già evidente. Tuttavia, la percezione diffusa tra i cittadini e i lavoratori vede spesso l’IA come una minaccia per i posti di lavoro, più che come una straordinaria opportunità. È importante sottolineare che, lungi dall’essere solo uno strumento di sostituzione, l’IA può diventare una preziosa alleata dell’uomo, aiutandolo a gestire compiti complessi e a migliorare la qualità del lavoro, piuttosto che rimpiazzarlo completamente.

Secondo recenti ricerche effettuate dal Politecnico di Milano, entro i prossimi dieci anni l’automazione avanzata potrebbe sostituire fino a 3,8 milioni di “posti di lavoro equivalenti in Italia. Un dato che, a prima vista, potrebbe allarmare. Tuttavia, considerando il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione, il nostro Paese potrebbe trovarsi di fronte a una carenza di 5,6 milioni di posti di lavoro entro il 2033. In questo contesto, l’automazione non appare più come una minaccia, bensì come una soluzione necessaria a colmare questo vuoto.

Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è in forte crescita, con un aumento del 52% nel 2023, raggiungendo i 760 milioni di euro. Seppur in fase embrionale, la Generative AI rappresenta il 5% del mercato e vi è un interesse crescente verso il suo utilizzo, soprattutto tra le grandi aziende. Tuttavia, è importante notare che soltanto il 18% delle PMI ha avviato un progetto legato all’intelligenza artificiale, evidenziando un gap significativo da colmare.

La diffidenza verso l’IA persiste, con il 77% degli italiani che teme i suoi effetti sul lavoro. Questo timore può essere affrontato evidenziando il ruolo complementare dell’IA: non sostituire, ma affiancare l’uomo, sollevandolo da compiti ripetitivi o eccessivamente complessi, e permettendogli di concentrarsi su attività di maggiore valore aggiunto. Un esempio emblematico è l’uso crescente di agenti conversazionali e sistemi di supporto decisionale, che consentono una gestione più efficace delle informazioni, migliorando i processi decisionali senza eliminare l’intervento umano.

L’evoluzione tecnologica, se gestita con attenzione, potrà quindi offrire un terreno fertile per un futuro in cui uomo e macchina collaborano, anziché competere. Necessario sarà investire nella formazione continua e nella riqualificazione della forza lavoro, per garantire una transizione armoniosa verso un’economia più automatizzata, ma al contempo più inclusiva e sostenibile.

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