Intelligenza artificiale, una leva strategica per il futuro delle democrazie
di Matteo ScolariL’intelligenza artificiale sta gradualmente entrando nelle dinamiche istituzionali del nostro Paese, e il Parlamento italiano è in prima linea in questa trasformazione. Durante il recente G7 dei Parlamenti, tenutosi a Verona, il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, ha fornito un quadro chiaro di come l’IA stia già plasmando il funzionamento delle istituzioni, e di come queste tecnologie possano essere un volano per migliorare l’efficienza e la trasparenza della politica.
L’intervento di Fontana non è solo una riflessione astratta, ma il racconto di un’esperienza concreta. Tra aprile 2023 e gennaio 2024, il Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva sul ruolo dell’intelligenza artificiale, esplorando il suo impiego a supporto dell’attività parlamentare. Questo lavoro è stato reso possibile grazie all’ascolto di esperti internazionali e a un confronto diretto con i principali operatori del settore negli Stati Uniti, oltre che con il mondo accademico. È chiaro che, se ben utilizzata, l’IA può non solo snellire i processi, ma anche rendere più accessibili e trasparenti le informazioni per i cittadini.
Non si tratta di fantascienza, ma di realtà già operativa. Il Parlamento italiano ha introdotto da tempo sistemi di intelligenza artificiale per la gestione e la classificazione automatica dei documenti parlamentari, con particolare attenzione a interrogazioni e risoluzioni. Si tratta di un passo fondamentale per rendere la mole di dati trattati dalle Camere più gestibile e accessibile. Uno sviluppo significativo si è avuto con l’adozione del riconoscimento vocale automatico per la trascrizione dei resoconti di seduta: una tecnologia che permette di migliorare la tempestività e l’accuratezza del lavoro parlamentare. Questa innovazione, come ha sottolineato Fontana, ha ottenuto riconoscimenti a livello internazionale, diventando un modello per altri Paesi.

Questa trasformazione, però, non si ferma qui. In collaborazione con le istituzioni europee, la Camera dei deputati sta sperimentando sistemi di traduzione automatica per rendere le proprie comunicazioni accessibili anche a livello globale, con sezioni del sito istituzionale tradotte in inglese. È un segnale chiaro di come l’intelligenza artificiale possa abbattere barriere linguistiche e rendere il lavoro delle istituzioni italiane più aperto e trasparente agli occhi del mondo.
L’intervento di Fontana al G7 dei Parlamenti è una testimonianza importante del fatto che l’intelligenza artificiale può e deve essere uno strumento al servizio della politica, non una minaccia. Il vero nodo, però, rimane la governance di queste tecnologie. La velocità con cui l’IA sta evolvendo richiede una capacità di adattamento rapida da parte delle istituzioni, ma anche un forte controllo normativo e deontologico per evitare derive che possano compromettere la democrazia stessa. Il Parlamento italiano sembra aver capito che la chiave sta nell’equilibrio: sfruttare le potenzialità di queste tecnologie mantenendo al contempo un controllo rigoroso sulle modalità del loro utilizzo.
Questa esperienza italiana dovrebbe servire da esempio anche per altri Paesi, soprattutto in un momento in cui la politica globale fatica a tenere il passo con le innovazioni tecnologiche. L’intelligenza artificiale non è un semplice strumento tecnico, ma una leva strategica per il futuro delle democrazie. E se il Parlamento italiano continuerà su questa strada, potrà essere uno dei protagonisti in questo percorso di innovazione istituzionale, dimostrando che l’IA, quando ben gestita, può rafforzare e non indebolire i principi democratici.
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