Transizione 5.0 e CER, Confartigianato: «Garantire le risorse alle imprese»
di Matteo ScolariConfartigianato, insieme a Cna, interviene in Commissione Ambiente del Senato nell’ambito della conversione del decreto su Transizione 5.0 ed energia rinnovabile, lanciando un appello chiaro: tutelare le imprese che hanno già presentato domanda rispettando criteri e scadenze.
«La chiusura anticipata e la riduzione delle risorse non devono penalizzare le imprese che hanno presentato le domande nei termini previsti» afferma l’associazione, sottolineando il rischio concreto che molte PMI – anche nel Veronese – restino escluse nonostante abbiano operato correttamente.
È Devis Zenari, presidente di Confartigianato Imprese Verona, a ribadire in audizione la posizione del sistema associativo: «La richiesta a Governo e Parlamento è stata quella di garantire le risorse per soddisfare le domande presentate da tutte le imprese che hanno rispettato termini e criteri per accedere ai contributi» .

La preoccupazione nasce dai tagli annunciati:
– la dotazione di Transizione 5.0 è stata ridotta da 6,3 miliardi a 2,5 miliardi, poi integrata con ulteriori 250 milioni;
– per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) nei Comuni fino a 50 mila abitanti le risorse sono scese da 2,2 miliardi a 795 milioni, a fronte di richieste già presentate pari a 1,45 miliardi.
Il rischio, secondo Confartigianato e Cna, è quello di vedere escluse proprio le imprese più dinamiche e pronte a investire in efficienza energetica e produzione da fonti rinnovabili.
Ulteriore criticità è il passaggio – contenuto nel decreto – dal credito d’imposta al super-ammortamento per la nuova Transizione 5.0. «Questa scelta ridurrà di almeno il 40% la platea delle imprese potenzialmente beneficiarie» avverte Zenari, segnalando l’impatto particolarmente pesante per le micro e piccole imprese del territorio veronese.
Preoccupa, inoltre, la nuova disciplina sulle aree idonee per la realizzazione di impianti rinnovabili: per Confartigianato e Cna le norme risultano poco chiare, contraddittorie e rischiano di ostacolare gli obiettivi di riduzione dei costi energetici e sviluppo dell’energia pulita. «La sommatoria dei criteri introdotti produce un rilevante restringimento degli spazi disponibili», con casi emblematici come l’Umbria, dove – secondo le stime – solo il 4% del territorio risulterebbe idoneo all’installazione di impianti green.
L’associazione artigiana chiede quindi una revisione del decreto che tenga conto delle esigenze reali delle PMI e della necessità di una transizione energetica che sia accessibile, equa e coerente con gli obiettivi industriali e ambientali del Paese.
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