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Andrea Giovannetti: «I mercati sono forti ma fragili, serve lucidità per affrontarli»

di Matteo Scolari
Il presidente di CFO Solutions ha analizzato l’andamento dei mercati azionari internazionali, tra incertezze geopolitiche, effetto dei dazi, debolezza del dollaro e impatto dell’intelligenza artificiale sulle strategie d’investimento.

In occasione della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, Andrea Giovannetti, presidente di CFO Solutions, ha offerto una lettura puntuale e approfondita dei mercati finanziari globali. L’azienda, fondata nel 1993 e tra le prime in Italia a occuparsi di analisi dei mercati e gestione del rischio, aiuta risparmiatori e imprese a raggiungere i propri obiettivi di investimento riducendo al minimo le “sorprese negative”.

Presidente, di cosa si occupa concretamente CFO Solutions?

Ci occupiamo di analisi dei mercati finanziari e di gestione del rischio, con l’obiettivo di aiutare risparmiatori e aziende a utilizzare correttamente gli investimenti per raggiungere gli obiettivi prefissati, riducendo le sorprese negative. La volatilità dei mercati può creare difficoltà, e il nostro compito è guidare i clienti a muoversi con consapevolezza, senza lasciarsi travolgere dagli eventi.

In questo momento l’incertezza è altissima. Come stanno reagendo i mercati azionari?

È quasi incredibile: nonostante guerre, inflazione e tensioni politiche, i mercati continuano a toccare nuovi massimi. Tuttavia, questa forza apparente nasconde una fragilità profonda. È bastata, ad esempio, una dichiarazione di Trump sui dazi per far perdere quasi il tre per cento alle borse americane in un solo giorno. Si tratta di mercati forti ma legati a un filo sottilissimo, che può spezzarsi in qualunque momento.

Quanto incidono le politiche dei dazi sulle economie reali e sui mercati finanziari?

Moltissimo, perché l’incertezza è un nemico potente. Penso al caso Boeing: produrre un aereo richiede da due a sei anni e fino al 50% dei componenti arriva da fuori dagli Stati Uniti. Le decisioni altalenanti sui dazi hanno bloccato ordini importanti, come i 500 aerei cinesi che probabilmente andranno ad Airbus. Anche quando i dazi vengono tolti, il dubbio che possano tornare resta, e questo frena gli investimenti.

Negli Stati Uniti il comparto tecnologico sembra comunque trainare i listini.

Sì, e in modo dominante. Venticinque delle trenta aziende più grandi al mondo sono statunitensi, e molte appartengono al settore tecnologico. Oggi la corsa è alimentata dall’interesse per l’intelligenza artificiale, che rappresenta al tempo stesso un’enorme opportunità e un elemento di fragilità. È una “moda” che attrae investimenti, ma i ritorni reali sull’economia non sono ancora visibili. È un po’ come la bolla di internet dei primi anni Duemila: tutti parlano di IA e tutti vogliono investirci, ma servirà tempo perché diventi davvero produttiva.

E l’Europa come si sta muovendo in confronto agli Stati Uniti?

L’Europa sta cercando di recuperare terreno, ma resta indietro per diversi motivi. Da un lato la fragilità politica di paesi come Francia e Germania; dall’altro il fatto che il nostro continente sta regolamentando l’intelligenza artificiale in modo più rigoroso. Questo approccio rallenta lo sviluppo nel breve periodo, ma è la via più corretta per garantire etica e sostenibilità nel lungo termine. Gli Stati Uniti e l’Asia corrono di più, ma spesso lo fanno senza regole.

In molti segnalano la debolezza del dollaro come ulteriore fattore di rischio.

È uno degli elementi più delicati. Dall’inizio dell’anno il dollaro ha registrato uno dei periodi più lunghi e profondi di debolezza degli ultimi sessant’anni. Le conseguenze toccano import ed export, ma anche gli equilibri globali. Le aziende possono proteggersi con strumenti finanziari adeguati, ma la vera incognita è capire se si tratti di un fenomeno temporaneo o strutturale. Se il dollaro dovesse perdere stabilmente il ruolo di valuta di riferimento mondiale, l’impatto sarebbe enorme.

Quali consigli darebbe oggi a risparmiatori e imprese che vogliono investire?

Il primo è non farsi condizionare dal momento contingente. L’emotività è una cattiva consigliera: quando i mercati salgono si teme di restare fuori, quando scendono prevale il panico. Meglio procedere con gradualità, pianificando investimenti coerenti con il proprio profilo di rischio. Gli obiettivi vanno definiti “a freddo”, con lucidità e metodo. Le opportunità ci sono sempre, ma vanno colte con equilibrio.

In questo senso, che ruolo gioca CFO Solutions nell’accompagnare i clienti?

Il nostro lavoro è proprio quello di tenere i piedi per terra. Usiamo modelli matematici per dare razionalità alle scelte di investimento e di gestione del rischio, evitando che siano guidate dall’emotività. Non vogliamo predire il mercato, ma prepararci a ogni scenario possibile. Se i clienti dormono tranquilli, anche noi dormiamo tranquilli: significa che abbiamo fatto bene il nostro lavoro.

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