Banche e soldi: che fine fanno? 2
di adminNella prima parte abbiamo parlato molto succintamente della situazione attuale di liquidità che sta attraversando il mercato monetario. Infatti i dati Bankitalia più recenti evidenziano la presenza di circa 1.400 miliardi di euro sui conti correnti, ai quali vanno aggiunti secondo stime approssimative altri 3/400 mld che gli italiani tengono a "CASA" , dal materasso alla cassetta di sicurezza. Non siamo i soli, anche i nostri competitor europei (Germania, Francia, ecc) mantengono nei conti migliaia di miliardi di euro, liquidi a cui poi vanno aggiunti i contanti non circolanti. Una montagna di soldi frutto delle emissioni della BCE. Nel mondo la situazione non è molto dissimile, anche la FED o la Bank of Japan , erogano miliardi su miliardi ai loro sistemi. Ovviamente ciò non vuol dire che non ci siano i poveri, anzi il divario, come da più parti si fa notare , sta aumentando e questa liquidità ne è una concausa.
Occorre rompere questo meccanismo, più liquidità, più accapparamento e più povertà.
La ricchezza vera si ottiene solo producendo in modo sostenibile e valorizzando chi la ricchezza produce. Gli Stati dovrebbero impostare le politiche monetarie ed economiche in tal senso, non penalizzando chi lavora realmente rispetto a chi vive dell’intermediazione, funzione importante ma se vogliamo secondaria. E la strada fiscale, per ridurre il divario sociale, invocata dai cultori dell’epopea comunista, di tassare chi ha di più, invece che agevolare la ripresa ed il benessere economico l’affossa ancor di più. Ma qui entreremo in un ambito sociologico che ci porta lontano e non rapidametne e facilmente affrontabile.
Veniamo alla proposta che in ogni caso va approfondita e ritagliata al Paese di riferimento, che per noi è l’Italia inserita nella UE. Il dato di partenza è che il sistema finanziario è inceppato. Gli ultimi interventi formali a tutela del risparmio, stanno distruggendo il risparmio reale e provocando i guai sopra descritti senza ottenere alcun vantaggio. Immaginate di prendere un antibiotico per guarire anche se sapete che vi farà male perchè altera i ritmi biologici ordinari ed invece non vi cura, anzi aggrava la malattia, due volte. In Italia, poi, la Costituzione , laddove recita che il risparmio va tutelato, viene sostanzialmente violata con i vari provedimenti legislativi ed esecutivi che da decenni sono stai introdotti, alcuni autonomamente, altri per induzione europea. La forza della suggestione mediatica sui cittadini e sui politici fa si che moltissimi tecnici si pieghino al consenso immediato. Se il sistema finanziario è avvitato su se stesso, occorre invertire l’avvitamento ,o il senso di marcia. Prima lentamente, poi rincorrendo gli eventi che saranno, prevedibilmente, assai tumultuosi, ma se vogliamo riguadagnare produttività è un percorso obbligato. Prendiamo ad esempio il Dow Jones. Se si pensa che gli investimenti nella borsa USA siano tra i più apprezzati per il carattere liberale democratico di quell’economia pensate bene, ma i problemi saranno esplosivi anche lì. I record giorno dopo giorno che vediamo nelle borse degli States, sono frutto di varie evidenze economiche, ma, non ultima, l’ingente liquidità che si riversa.
Come riavviare quindi, in Italia, il meccanismo utilitaristico che predispone verso una vera ricchezza diffusa? Occorre liberalizzare di più il sitema che invece , a forza di controlli e formalismi è bloccato. Le idee operative vanno sviluppate banca per banca, ritagliate sulla propria clientela e poi va incrementato il numero delle banche che offrano servizi differenziati per garantire una concorrenza che ora è impedita di legge e di fatto.Le piccole Casse Peote che svolgevano una insostituibile funzione sociale son state chiuse da decenni con la a balla di tutelare il mercato, La tutela del risparmio, che spesso si sente dire, tutela solo gli esperti finanzieri, per il resto della popolazione non c’è alternativa: occorre fidarsi degli esperti che sono riconosciuti dalla Stato, ma quando si abbandona il controllo delle proprie finanze, in mano anche ai più onesti, mille sono le ragioni per cui alla fine non ci si ritrova più.
Occorre anche ripristinare il segreto bancario adeguandolo ai tempi, e non svilirlo o annullarlo in contrasto con la Costituzione. Incentivando la moneta elettronica si può lo stesso tutelare chi i soldi li investe e rischia. L’occhiuta vista del fisco e delle altre Autorità statali per reprimere alcuni reati, non va confusa con la medicina che ammazza il malato. Questa azione di segretezza, che in certi Stati rappresenta l’essenza stessa dell’economia, e che sta per essere soverchiata dalle valute elettroniche basate sui blockchain, va contemperata, come per altri diritti costituzionalmente sanciti, con il diritto alla privacy che ora in banca non esiste praticamente più. Questo potrà anche far crescere l’area oscura del malaffare, ma visto che questo non si può eliminare, no possiamo eliminare la voglia di chi vorrebbe i suoi soldi tutelati e protetti in senso lato.
Ed infine, ma non ultimo, occorre penalizzare quei manager bancari che invece di fare il loro mestiere e valutare il merito creditizio, nel dubbio non erogano il credito a chi vuole fare impresa. Va a finire che solo chi ha carte e facciata presentabile riceve i credito, magari usando forme poco creditizie, e chi invece si impegnerebbe alla spasmo non può iniziare e riscattare magari una vita di fatiche (penso ad Amartya Sen ed al prof. Yunus). Troviamo manager ormai prevalentemente pubblici che agevolano chi ha speso milioni se non miliardi; costoro ricevono i soldi e li spendono con il consenso sociale, ceh aiuta a fare bella figura, e normalmente sono soldi buttati in vari rigagnoli poco edificanti e soprattutto non ne rendono conto. Le banche devono aprire le loro borse e cambiare i canoni dei finanziamenti o devono essere penalizzate in maniera drsastica. Abbiamo distrutto banche e banchieri inefficienti e talvolta malfattori pensando di migliorare il sistema che invece è bloccato. Chi rilascia il credito non può partire dall’assunto che sono tutti ladri e approffittatori e che il rischio, fa parte della vita. Questo quando si può va ragionevolmente attenuato, va limitato, ma non può essere mai eliminato.
E poi evidente che queste riforme vanno inserite in un cambiamento di molte altre normative, che costano pochi soldi e fanno muovere montagne di quattrini, ma come dicevo all’inizio ci porterebbe in lunghe dissertazioni.
Quindi, un politico serio che voglia il bene dell’Italia, lentamente ma progressivamente, dovrebbe spingere le banche ( anche in Europa, certo) a far soldi con l’economia reale non con i derivati o speculazioni garantite dallo Stato; dovrebbe liberalizzare il sistema e proteggere veramente chi investe nell’economia reale e sostenibile e valorizza i beni comuni. Non diventeremo tutti ricchi ma ci saranno in giro meno poveri con una maggior dignità,
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