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Le mediazioni stragiudiziali sono in crescita, anche nell’amministrazione pubblica.

di admin
E con la pandemia si prevede un boom. Se ne è parlato a Open, rassegna promossa dall'Ordine degli Ingegneri di Verona

Dall’inizio dell’anno, solo a Verona, sono state svolte oltre un migliaio di mediazioni in vari ambiti, per tentare di evitare che conflitti e controversie finiscano nelle aule dei tribunali.
Costituita in legge nel 2010 la formula della mediazione sta prendendo sempre più piede e, nell’era Covid, ha avuto un’impennata in forma telematica.
“Abbiamo voluto proporre una riflessione su una procedura che può essere utile ai cittadini, oltre che alla nostra professione”, fa presente Valeria Reale Ruffino, vicepresidente dell’Ordine degli Ingegneri e curatrice della rassegna Open in cui si inserisce l’evento, realizzato anche con il contributo del referente scientifico Paolo Pinelli. “L’aspetto preventivo della mediazione coinvolge sempre di più tecnici e ingegneri, per porsi come strumento di supporto alla pianificazione urbana e come “ponte” tra cittadini e amministrazioni pubbliche prima della realizzazione di opere di un certo impatto sul territorio”.
Il pensiero va alla Tav, ma anche a opere di cui si parla da anni e che sono ancora – o nuovamente – ferme al palo come il traforo delle Torricelle o la filovia.
Interviene l’assessore all’urbanistica, Ilaria Segala: “Molti comitati, come quello di Verona Sud, dell’ex Bam o del campetto per Borgo Milano, nascono per esprimere le esigenze dei cittadini nel territorio in cui vivono. Da qui l’importanza di mediare e far conoscere le potenzialità di prospettive compensative. Il ruolo dei tecnici è fondamentale, anche per spiegare e chiarire le normative che stanno dietro a determinati processi, tramite assemblee pubbliche, seminari oppure questionari, come quello proposto dal Comune di Verona per invitare i cittadini – e sono 500 quelli che lo hanno fatto – a partecipare alla redazione del Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima”.
“Oggi di mediazioni se ne fanno molte e in ogni ambito, sia volontarie che obbligatorie”, evidenzia l’avvocato Guido Trabucchi, relatore del webinar insieme al collega Giuseppe Ruotolo, entrambi membri dell’associazione di avvocati mediatori forensi (Assamef).
“A Verona, tra Ordine degli Avvocati, Camera di Commercio e realtà private come la MedyaPro, si sono già svolte, dall’inizio dell’anno, circa un migliaio di mediazioni, con valori medi attorno ai 100 mila euro ciascuna. Si va dalle successioni, alle divisioni, fino alle diatribe di condominio, alle diffamazioni a mezzo stampa oppure ai casi di responsabilità sanitariae alle vertenze bancarie e assicurative. A differenza di un processo, i tempi di risoluzione del conflitto sono molto più contenuti, si parla di un massimo di tre mesi invece che di anni. E lo stesso vale per i costi”.
La mediazione telematica, già in vigore nei casi in cui le persone coinvolte vivano a grandi distanze, ha avuto un’impennata durante la pandemia, garantendo di poter continuare a eseguire le concertazioni anche da remoto.
Fa notare Trabucchi: “La mediazione in presenza, specie per questioni delicate, è da privilegiare, perché il mediatore è nella condizione di valorizzare al meglio le proprie doti di empatia. Quest’anno che la giustizia si è però trovata in maggiore difficoltà per le procedure di distanziamento, la mediazione telematica ha costituito una valida alternativa al blocco delle udienze”.

Gli sfratti commerciali, le difficoltà nel pagamento di rate di mutui e affitti, prestiti che non riescono a rientrare, sono tra i nodi principali in questo contesto storico.

“La previsione è che la pratica della mediazione esploderà nei prossimi mesi, quando si avrà l’effetto tsunami della pandemia”, dice Ruotolo. “È sempre più evidente che, di fronte a due forti interessi, deve esistere una terza strada che non può essere demandata solo alla giustizia civile. Se le parti, invece di sentirsi costrette a rinunciare a qualcosa, trovano un accordo, emerge la soddisfazione di avere individuato una soluzione”.
L’alternativa resta la giustizia.
“La percentuale del buon esito di una mediazione dipende molto dalla professionalità del mediatore stesso”, insiste Ruotolo, che reputa necessario incrementare le ore di formazione indispensabili a ottenere il titolo di mediatore. “Ci sono materie ostiche alla mediazione come le controversie che riguardano assicurazioni o banche, dovute più altro alla mancata adesione, troppo spesso strumentale, di quest’ultime. La procedura funziona invece meglio quando lo scontro è vivace a livello di emotività”.

Oltre che per risolvere controversie, la mediazione, come visto, rappresenta un sempre più efficace strumento anche per prevenire tensioni e contrasti tra cittadini e pubbliche amministrazioni.
Riprende Trabucchi: “Se le rivoluzioni del territorio, come per esempio la Tav, con espropri e modifiche all’ambiente che ne conseguono, vengono imposte, è facile assistere alla nascita di comitati di quartiere e di zona. Se invece eventuali opere di compensazione e l’iter del processo sono condivisi con le comunità locali lavorando in trasparenza e garantendo report puntuali, i conflitti con la cittadinanza possono essere evitati o comunque contenuti. In Europa ci sono ottimi esempi in questo senso”.
Non solo, la mediazione potrebbe dare risposte valide al contenzioso ed evitare anni di cause che bloccano i cantieri o le città facendo fallire le aziende e causando perdite di posti di lavoro.
“Tecnici e professionisti, grazie alla mediazione volontaria, potrebbero evitare cause lunghe e grossi esborsi”, conclude Trabucchi, accennando anche alla sindrome del Nimby, ossia del “non nel mio cortile”. “Convincere la gente ad accettare un’opera vicino alla sua proprietà significa proporre controvalori e bilanciamenti, come convenzioni in bolletta nel caso dell’installazione di pale eoliche o termovalorizzatori, ma anche realizzazioni di parchi, strade o altre opere compensative. Un confronto bonario e costruttivo tra la pubblica amministrazione e le comunità può quindi avere l’effetto di migliorare le aree interessate da opere e valorizzarle al meglio”.

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