“L’euro riuscirà a sopravvivere? A dirla, in breve, sì”.
di adminLeggendo il numero 2/2020 dell’ormai antica ed autorevole Rivista del Credito Svizzero, Zurigo, “Bulletin”, abbiamo notato l’articolo, dal titolo: “L’euro riuscirà a sopravvivere? A dirla, in breve, sì” e, dato il suo chiaro contenuto, lo riportiamo integralmente, ringraziando, al tempo, la Direzione di Bulletin, per la concessa autorizzazione, alla pubblicazione. L’articolo: ”All’inizio della pandemia, la solidarietà europea è stata quasi del tutto assente. Al contrario, i mezzi d’informazione diffondevano notizie dell’adozione unilaterale di controlli alle frontiere e di limitazioni alle esportazioni. Mancava del tutto un coordinamento centrale dei prov- vedimenti di politica sanitaria. Anche in politica estera,
ad esempio, sulla questione dei rifugiati, è mancato qualsiasi tipo di sostegno, soprattutto nei confronti della Grecia.
Sui mercati finanziari, si è temuto che l’eurozona fosse di nuovo sull’orlo di una crisi finanziaria. I titoli di Stato dell’Italia, insieme alla Spagna, il Paese più colpito dalla pan- demia, sono stati sottoposti a una forte pressione e i tassi d’interesse sono saliti. Se questo processo fosse continuato, i pagamenti di interessi – sui titoli – dell’Italia, già piuttosto elevati, sarebbero tornati, su un sentiero esplosivo. Si sarebbe verificata una crisi del debito, analoga a quella greca, ma di dimensioni maggiori, a caus del debito nettamente superiore dell’Italia. Si produrrebbe una grave crisi crisi, anche se i politici euro-scettici italiani mettessero in atto la loro minaccia di uscire dall’euro. L’introduzione di una
nuova lira – che sicuramente
perderebbe nettamente valore
nei confronti dell’euro – convertirebbe all’istante i debiti
in euro dell’Italia in debiti in valuta estera, estremamente costosi e non più sistenibili. Tuttavia, entrambi gli
scenari appaiono improbabili,
proprio per il loro carattere
deterrente, paragonabile a una
«guerra atomica finanziaria». Il fattore decisivo, che impedisce il verificarsi d’una simile crisi, è la diponibilità della BCE ad acquistare, all’occor
renza, titoli di Stato italiani,
senza limiti. Per garantire la
sopravvivenza dell’euro il
«Whatever it takes» di Draghi
è fondamentale. Quando
Paesi membri del Nord Europa
trascurano il fatto, che ciò
implichi la necessità di dero
gare alla suprema regola
del «No bailout», lo fanno per
tutelare i loro interessi. Di
fatto, una valuta comune, in
uno spazio economico stretta-mente integrato, come l’euro-
zona è soprattutto a vantaggio
dei produttori e dei consumatori del Nord. Proprio, per
questo è anche nell’interesse
dei Paesi più ricchi far perve
nire ai Paesi del Sud aiuti
diretti per la ripresa, tramite il
fondo UE concordato. Se i
politici italiani rimpiazzassero
l’euro, migliorerebbe la compe
titività dell’Italia, nel breve
termine, ma sarebbero sopratutto i risparmiatori italiani –
quindi gli elettori – a subire le
perdite maggiori”. Un articolo, che propone diverse considerazioni chiarificatrici, valide ed importanti… Siamo convinti, comunque, che l’Italia – ovviamente, a pandemia completamente superata, e una volta, messe in atto quelle benedette riforme, che i tecnici ci suggeriscono, da decenni, accompagnate da forte risparmio in sede pubblica, nonché data la buona volontà del privato e le grandi doti di cui lo stesso dispone – potrà entrare nel club degli economicamente migliori Paesi europei e garantire la sostenibilità dell’enorme debito pubblico, magari, anche, riducendolo. Pierantonio Braggio
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