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Enti locali, allarme Cisl Fp Verona: a rischio i servizi di prossimità

di Redazione
Cisl Fp Verona lancia una riflessione urgente sul futuro degli Enti Locali. Dimissioni in aumento del 45,5% tra 2017 e 2023, 16mila uscite solo l’anno scorso.

La tenuta dei servizi pubblici che toccano la vita quotidiana dei cittadini si gioca nei Comuni, nelle Province, nelle IPAB, nelle Unioni e nelle Comunità locali: lì dove lo Stato incontra davvero le persone. A Verona e nel Veneto il segnale d’allarme arriva dalla Cisl Funzione Pubblica: il comparto delle Funzioni Locali è dentro una crisi strutturale che ne mina la capacità di garantire servizi essenziali e di custodire il bene comune, mentre cresce la pressione amministrativa e sociale.

I numeri delineano uno scenario preoccupante. Dal 2017 al 2023 le dimissioni volontarie nel settore sono salite del 45,5%; nel solo 2023 16.000 persone hanno lasciato gli uffici comunali per ragioni diverse dal pensionamento; se il trend non sarà invertito, entro il 2030 si prospettano 175.000 uscite, pari a circa la metà della forza lavoro attuale. Un’emorragia che svuota gli organici e rende più fragili gli sportelli di prossimità, proprio mentre aumentano i bisogni delle famiglie e delle imprese.

Le cause non sono solo economiche, ma il nodo retributivo è determinante. Il personale delle Funzioni Locali risulta meno pagato rispetto al resto della Pubblica Amministrazione: fino al 23% in meno delle agenzie fiscali e con cedolini medi annui inferiori di oltre 8.000 euro rispetto ai ministeri. A ciò si aggiunge un Contratto collettivo nazionale scaduto dal 31 dicembre 2021, che pesa sull’attrattività dei concorsi e sulla permanenza dei giovani, spesso tentati da settori meglio retribuiti.

Eppure gli Enti Locali hanno continuato a “fare miracoli”: gli investimenti fissi lordi sono passati da 8,3 miliardi nel 2017 a 19,1 miliardi nel 2024, segno di una macchina amministrativa che ha retto l’urto delle emergenze e dei grandi programmi di spesa. Ma questo sforzo si regge su carichi di lavoro insostenibili, con aumento di stress, malattie professionali e, purtroppo, anche aggressioni verbali e fisiche agli operatori. Un equilibrio precario che non può durare.

Lo sguardo su Verona rende il quadro ancora più concreto: oltre 4.650 professionisti scaligeri — ingegneri, educatori, assistenti sociali, agenti di polizia locale, infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici e amministrativi — lavorano con un CCNL scaduto da quasi tre anni. Nel Comune di Verona sono 1.849 i dipendenti interessati, di cui 269 agenti della Polizia Locale; nelle IPAB veronesi il personale amministrativo, tecnico e sanitario coinvolto è di circa 950 unità, anch’esso sottoposto al medesimo contratto dei Comuni. Il sentimento diffuso è quello di una professionalità non riconosciuta a sufficienza.

La Cisl Fp Verona indica alcune leve immediate. Innanzitutto il rinnovo del CCNL delle Funzioni Locali, con un recupero effettivo di potere d’acquisto e dignità professionale. Accanto a questo, l’attivazione di una contrattazione decentrata capace di valorizzare salario accessorio e strumenti di welfare, oltre a investimenti stabili su formazione, benessere organizzativo e conciliazione vita-lavoro, elementi chiave per rendere attrattivo il lavoro pubblico alle nuove generazioni. In tale direzione, la recente apertura della Corte dei Conti sul possibile superamento dei tetti imposti dal D.lgs 75/2017 viene letta come uno spiraglio concreto per intervenire in tempi rapidi e con efficacia.

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