Trump all’UE: «Dal 1° agosto dazi al 30%»
di RedazioneAlle 14.49 di Washington – quando in Europa erano già quasi le nove di sera – Donald Trump ha caricato sul suo social, Truth, due lettere praticamente identiche, indirizzate da un lato a Ursula von der Leyen e dall’altro al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador. Nella missiva destinata a Bruxelles, il presidente annuncia che dal 1° agosto 2025 tutti i beni provenienti dall’Unione europea saranno gravati da un dazio uniforme del 30 %; se l’UE dovesse rispondere con contromisure, la tariffa “raddoppierà immediatamente”.
L’annuncio non è piovuto dal nulla. Da mesi Washington e Bruxelles inseguono un accordo, ma il negoziato si è impantanato fra scadenze auto-imposte, bozze di compromesso e ripetuti rilanci di Trump, che solo lunedì aveva ventilato dazi del 50 %. Negli ultimi giorni, riferiscono fonti europee, la Commissione aveva accettato l’idea di un’intesa-ponte pur di evitare un’escalation, mentre la Germania spingeva per chiudere in fretta e la Francia temeva un cedimento eccessivo.
Il Commissario europeo per il commercio Maroš Šefčovič ha parlato di “dialogo costruttivo” e di margini per riaprire il tavolo prima di agosto, ma ha evitato toni bellicosi. Più diretto Palazzo Chigi, che in serata ha diffuso una nota: «È fondamentale rimanere concentrati sui colloqui ed evitare polarizzazioni che finirebbero per indebolire l’intero Occidente».
Intanto i mercati hanno reagito con un misto di nervosismo e assuefazione. Venerdì, alla vigilia dell’annuncio, il Dow Jones ha lasciato sul terreno oltre mezzo punto percentuale, mentre il Brent è salito di due punti, segnale che gli investitori temono un ritorno d’inflazione se la catena globale del valore dovesse spezzarsi di nuovo. Ma, come notano diversi analisti a New York, la volatilità è assai inferiore a quella osservata nel 2018. Sul fronte europeo, le capitali cercano di leggervi l’occasione per rilanciare i colloqui. L’Italia, la cui esposizione verso il mercato statunitense vale 60 miliardi di euro l’anno, teme un colpo da 12 miliardi se le tariffe resteranno in vigore per più di sei mesi, secondo stime riservate circolate al MEF.
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