Quando il territorio fa rete: la prossimità come motore di coesione sociale
di Matteo ScolariStiamo vivendo crisi sovrapposte: ambientali, economiche, demografiche, educative. E’ proprio in momenti come questo che il concetto di prossimità assume un valore nuovo, quasi rivoluzionario. Non è solo questione di distanza fisica o di accesso a un servizio: la prossimità, oggi, è capacità di ascolto, presenza concreta, presidio relazionale. È il contrario dell’abbandono, della frammentazione e dell’indifferenza. Ed è esattamente questo il cuore del bando Sinergie promosso da Fondazione Cariverona, che ha deciso di investire non solo risorse – 586mila euro – ma soprattutto fiducia in reti territoriali che sanno fare alleanza, mettendo insieme imprese, terzo settore e istituzioni.
In tempi in cui la parola “comunità” rischia di svuotarsi nel linguaggio politico e istituzionale, Cariverona sceglie di darle un contenuto operativo e trasformativo. I progetti sostenuti non sono semplici iniziative assistenziali, ma laboratori di innovazione sociale. C’è chi, come a Montorio, trasforma il carcere in un’officina per il riciclo della plastica e il reinserimento dei detenuti. Chi rigenera un terreno agricolo per farne luogo di lavoro e inclusione per persone con disabilità. Chi insegna a migranti analfabeti non solo l’italiano, ma anche come compilare un curriculum, usare uno SPID, trovare un impiego.

Questi interventi parlano un linguaggio semplice ma potente: il cambiamento non si calcola solo in bilanci, ma in relazioni attivate, in dignità restituita, in opportunità condivise. E tutto questo è possibile solo se i soggetti del territorio si parlano, si contaminano, si ascoltano. Se il mondo del profit e quello del non profit smettono di ignorarsi o, peggio, di guardarsi con diffidenza, e iniziano a progettare insieme. Non per filantropia, ma perché una comunità coesa è un bene comune che conviene a tutti.
Il caso veronese – sei progetti selezionati, oltre 270mila euro erogati – dimostra che anche qui, in questa provincia industriosa e culturalmente vivace, esiste una trama viva di soggetti capaci di visione. A partire dalle imprese, che sempre più spesso non vogliono essere solo sponsor, ma attori del cambiamento. E da enti come Fondazione Cariverona, che non si limitano a distribuire fondi, ma curano la qualità delle relazioni, costruiscono contesti di fiducia, alimentano capitale sociale.
In fondo, la prossimità è anche questo: credere che nessuno si salva da solo. Che il benessere di uno è legato alla possibilità di accesso, partecipazione e riconoscimento di tutti. E che la coesione sociale non è un ideale astratto, ma una pratica quotidiana fatta di ascolto, presenza e responsabilità condivisa. Farla accadere è la vera sfida del nostro tempo. E chi, come Fondazione Cariverona, la raccoglie, compie un atto politico nel senso più nobile del termine.
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