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Il Covid ha fatto esplodere la burocrazia. In quasi un anno, approvate oltre 500 norme, di cui 54 dalla Regione Veneto.

di admin
LO STUDIO A CURA DELLA CGIA DI MESTRE. A causa della presenza del Covid, la produzione normativa è esplosa: tra circolari, ordinanze, decreti, Dpcm, leggi, linee guida, sulla sicurezza, nei luoghi di lavoro, etc., sono 450 le misure legislative approvate, a livello nazionale, in poco meno di un anno.

 Un boom della burocrazia legislativa, che ha disorientato il Paese. L’ufficio studi della CGIA – che ha redatto questa elaborazione – tiene comunque a precisare che, tra le 450 norme conteggiate, non sono incluse le faq del Governo e gli accorgimenti normativi anti-Covid, che sono stati approvati dalle Regioni. Al netto delle leggi approvate dal Consiglio regionale, sempre in questo periodo, il Presidente della Regione Veneto, ad esempio, ha emanato 44 ordinanze, 7 chiarimenti e 3 accordi, con le Province di confine di altre Regioni. Un profluvio di disposizioni, dicevamo, composto da migliaia e migliaia di pagine che ha travolto tutti: cittadini, lavoratori e imprese, creando non pochi problemi interpretativi, soprattutto, ai piccoli imprenditori, che si stanno ancora districando, tra un groviglio di disposizioni legislative, spesso in contraddizione, tra loro e in costante cambiamento, perché, in buona parte, correlate alla “colorazione” della propria Regione. La Pubblica Amministrazione (PA) nazionale, più prolifica in materia normativa, è stata il ministero della Salute, con 170 provvedimenti. Seguono la Protezione civile con 86, il ministero dell’Interno,  con 37, l’Inps, con 36, il Commissario per l’emergenza da Covid, con 35, e l’Inail, con 8. Ad aver costretto queste Amministrazioni a deliberare, in misura così copiosa, sono stati i 29 decreti legge, approvati dal Governo, fino a questo momento, i 23 Dpcm, firmati dal Presidente del Consiglio, e le 14 leggi, approvate dal Parlamento. Intendiamoci, la gravità della situazione ha imposto al legislatore di mettere in campo importanti misure, a tutela della salute, disposizioni urgenti, per fronteggiare i rischi sanitari e interventi a favorire del lavoro e delle imprese: scelte legittime che, però, hanno scatenato, in maniera imprevedibile, la “produttività” legislativa della macchina burocratica pubblica. Anche le parti sociali sono state chiamate a redigere un protocollo generale, in accordo con il Governo, per tutelare la salute e la sicurezza, nei luoghi di lavoro. La firma è stata raggiunta il 14 marzo scorso. A seguito di questo provvedimento, sono seguiti altre 11 linee guida, che hanno interessato altrettanti comparti produttivi.  Va comunque sottolineato che, nel nostro Paese, da sempre, c’è una grande propensione a emanare leggi. Si stima che in Italia vi siano 160.000 norme, di cui 71.000, promulgate a livello centrale e le rimanenti, a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000. Tuttavia, la responsabilità di questa iperlegiferazione è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto, che il nostro quadro normativo, negli ultimi decenni, ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l’approvazione di numerosi decreti attuativi. Questa procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa nel nostro Paese, gettando nello sconforto cittadini e imprese, che ogni giorno sono chiamati a rispettarla. Uno spaccato, quello fotografato dall’Ufficio studi della CGIA, che fa rabbrividire. Tuttavia, una soluzione parrebbe praticabile. Si potrebbe, ad esempio, ridurre il numero delle leggi, attraverso l’abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa, che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre più onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile e difficilmente superabile. Alla CGIA, concludono, con una provocazione: se il virus fosse allergico alle normative prodotte dalla nostra burocrazia, molto probabilmente, sarebbe scomparso da tempo, mentre, invece, sia la crisi sanitaria, sia quella economica, non accennano a diminuire. Intendiamoci, la gravità della situazione ha imposto al legislatore di mettere in campo tutte le misure legislative necessarie, a tutela della salute e per fronteggiare le difficoltà delle famiglie e delle imprese. Questo contesto del tutto imprevisto ha scatenato in misura sconsiderata l’iper produttività legislativa della macchina burocratica statale, che ha gettato nella confusione più totale milioni e milioni di persone. La nostra Pubblica Amministrazione si è comportata in maniera bifronte: è stata inflessibile, quando ha imposto le limitazioni alla mobilità e le chiusure ai bar, ai ristoranti e ai negozi; per contro, ha dimostrato di essere del tutto inefficiente e spaventosamente impreparata, quando, invece, è stata chiamata a riorganizzare i propri servizi per “aggredire” la diffusione del virus. Di esempi, ce ne sono a iosa: come, ad esempio, la tracciabilità dei contagiati, vedi il clamoroso flop dell’app Immuni, il mancato potenziamento della medicina territoriale, il fallito tentativo di tornare tutti a scuola e l’incapacità di mettere a punto un serio piano di rilancio del trasporto pubblico locale.
Considerazioni, ovviamente, supportate dai fatti, ma si tratta di nuove norme, dettate dalla buona volontà di fare il meglio, per i cittadini, nella lotta contro il Covid, sebbene, invero, la troppa normativa, comporti sconforto e confusione, perché produrre norme è una cosa, e, applicarle, per realizzare quanto le stesse prevedono, è altra.
Bisogna mettersi nei panni di chi, per esempio, privato, deve studiare documenti, redarre “carte” e presentarle, in maniera corretta, preso anche dalla sempre pesante preoccupazione, oltre ai costi, che il tutto “non vada bene”. Comunque, i dati di CGIA, Mestre, sono sempre attentamente studiati ed interessanti e contribuiscono fortemente a creare conoscenza e cultura, invitando, al tempo, ad meliora.
Pierantonio Braggio

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