Borromini: raggiunto l’accordo sindacale, scongiurati i licenziamenti unilaterali
di Matteo ScolariUna soluzione condivisa che mette al centro i lavoratori. È questo l’esito dell’accordo sindacale sottoscritto il 22 aprile 2025 tra l’azienda Borromini Srl, Confindustria Verona e la FIOM CGIL di Verona in riferimento alla chiusura dello stabilimento di Colognola ai Colli (VR), coinvolto in una procedura di licenziamento collettivo per 47 dipendenti.
L’intesa arriva al termine di un percorso di confronto istituzionale coordinato dalla Regione del Veneto, con l’impegno diretto dell’Assessore regionale al lavoro, l’Unità di crisi aziendali e la Direzione lavoro. Diversi i tavoli di crisi convocati, che hanno permesso di costruire un percorso di accompagnamento e tutela per i lavoratori coinvolti dalla cessazione delle attività.

Il cuore dell’accordo consiste in quattro pilastri fondamentali:
- Stop ai licenziamenti unilaterali da parte dell’azienda per tutta la durata della cassa integrazione straordinaria: saranno consentite solo le uscite volontarie con incentivo.
- Attivazione di ammortizzatori sociali straordinari, per sostenere il reddito dei lavoratori nella fase di transizione.
- Percorsi di politica attiva del lavoro promossi dalla Regione del Veneto per favorire il ricollocamento occupazionale dei dipendenti.
- Impegno dell’azienda alla reindustrializzazione del sito, per favorire l’insediamento di nuove realtà produttive e la continuità occupazionale sul territorio.
Questo schema di accordo era stato anticipato e discusso nei tavoli istituzionali e ha trovato oggi una formalizzazione dettagliata, che consente di affrontare la delicata fase di chiusura dello stabilimento in modo responsabile e con tutele concrete per i lavoratori.
Nei prossimi giorni sono già previsti nuovi incontri per attivare gli strumenti nazionali e regionali previsti dall’accordo, rendendo operative le misure concordate.
La Regione del Veneto conferma così il proprio ruolo di mediazione e garanzia nei contesti di crisi aziendale, lavorando per salvaguardare il tessuto occupazionale e accompagnare i lavoratori nei percorsi di ricollocamento e riqualificazione.

Il commento (amaro) di FIOM Verona
«Siamo in una valle di lacrime e si sta cercando di salvare il salvabile con questa tipologia di accordo in cui si parla di CIGS per cessazione attività, con tentativi di reindustrializzazione attraverso anche cessioni di ramo di azienda per salvare qualche posto di lavoro, avviamento di politiche attive per agevolare i percorsi di ricollocazione attraverso processi formativi finanziati da soldi pubblici e, per indorare la pillola, incentivi all’esodo su base volontaria durante il periodo di copertura dell’ammortizzatore sociale. La si può raccontare come si vuole, ma resta il fatto che un altro importante pezzo della storia industriale veronese cessa di esistere per la volontà di un fondo finanziario speculativo portoghese nel silenzio assenso di chi ci governa, che dovrebbe intervenire per bloccare l’emorragia dei licenziamenti e delle chiusure e invece tace e fa finta che questo non stia accadendo o che non sia qualcosa di grave per l’economia del Paese» commenta Martino Braccioforte, segretario generale della Fiom di Verona, dopo la firma dell’accordo.

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