“I Vini dell’Orso”: storia di un vulcano, di una famiglia e di territori
di Ingrid SommacampagnaLa nuova linea della cantina Davide Vignato, ambasciatrice dei vini vulcanici di Gambellara, è stata presentata alla serata organizzata al ristorante Flora di Verona, attraverso un percorso di esplorazione tra i vitigni e i territori veneti.
Il binomio tra il Vulcano di Gambellara e altri territori veneti ha accompagnato in tavola le pietanze, in un vortice di gusti e sapori, da cui ricavare l’autenticità di prodotti naturali che racchiudono il legame tra identità, natura e artigianalità. Davide Vignato ha svolto il primo brindisi con una Garganega che nasce sulle colline del Soave tra i calcari rosa di Costeggiola, che donano un’impronta speciale e riconoscibile, dalla grande eleganza e bevibilità, legato al suo territorio di appartenenza.
I vini della linea dell’Orso
L’Orso, soprannome che accompagna la figura di Davide Vignato fin da ragazzo, per la sua stazza fisica e agilità, è in ogni etichetta, e il graffio di questo animale, simbolo di chi si arrampica sugli alberi come lui per guardare oltre, è la sua firma, unita alle colline venete affiancate dall’area topografica e dai suoli in cui si trovano i vigneti dai quali nasce ciascun vino, interpretati in maniera artistica.
Andare oltre il binomio Garganega-Gambellara, cuore della produzione, ha generato l’Orso gentile, un nuovo vino che inaugura un’inedita linea aziendale che affianca quella esistente legata al territorio vulcanico di Gambellara. L’approccio, sempre più naturale e territoriale, permette alla Garganega di tenere come base il suo territorio ma allargandosi per comprendere altre zone del Veneto, dalla lunghissima tradizione vitivinicola, e grazie all’esperienza ventennale tra vigna e cantina e ad una sensibilità personale, Vignato dà voce all’autenticità dei vitigni più rappresentativi.
I vini rispettano e rispecchiano, quindi, il territorio, regalando emozioni a ogni sorso, arricchendo con la loro storia e saggezza, come con l’Orso Saggio che ha accompagnato, confrontato con il Cuvée dei Vignato Durello spumante metodo classico, il bis burger proposto dal ristorante Flora di Verona. A Gambellara, l’uva Garganega, è la regina indiscussa del territorio, dove la mineralità e i microrganismi presenti, permettono all’azienda di coltivare anche le uve Durella, Glera, Chardonnay e Merlot, allevate con la tradizionale pergoletta vicentina aperta e raccolte a mano durante il periodo della vendemmia. Il vino che ne risulta è biologico e biografico, che sorprende per la ricerca maniacale della qualità, e che racchiude la storia di una famiglia che è anche quella del medesimo territorio su cui si fonda. Il padre Gian Domenico piantò sul suo terreno, il suo primo vitigno Merlot, nel 1050.
A febbraio l’Orso gentile, ha inaugurato la linea, mentre l’Orso saggio è stato presentato e applaudito in anteprima lunedì 7 aprile al ristorante Flora e sarà sul mercato da metà mese: «Gentile perché richiama l’uva di quel territorio, di Costeggiola e del suo calcare rosa, Saggio, invece, perché deriva dal papà che ha piantato questa Durella quarant’anni fa a Gambellara. È un vino che racconta di un territorio millenario, dove la saggezza durerà nei secoli», spiega Vignato.
Una storia lunga tre generazioni
Da tre generazioni, prima dal nonno Rinaldo, poi dal padre Gian Domenico e infine dall’azienda Agricola Davide Vignato, producono vini naturali che manifestano nei calici l’identità di questo territorio in provincia di Vicenza, dove le colonne laviche formate dal Monte San Marco, un vulcano oggi spento, distante appena 500 mt dalla cantina, hanno dato origine ad un giacimento di basalti neri, dove coltivano dodici ettari di vigneto seguendo i dettami dell’agricoltura biologica e biodinamica.
La prima vigna fu piantata dal nonno in località Brovia, la prima bottiglia riempita dal padre, maestro che affascinò Davide fin da bambino. La rivoluzione biologica e biografica di quest’ultimo proseguì nel 2006 con la costruzione della nuova cantina, ospitata nelle vecchie stalle del nonno, dove si appendono ancora i picai per fare il Recioto, e tra i riconoscimenti viene prodotto per la prima volta in assoluto nella storia di queste terre, un Gambellara Doc Classico Biologico certificato con la firma di Davide Vignato. L’85% delle vendite è all’estero in Canada, America, Corea del Sud, Giappone, Danimarca, Francia, Svezia e Finlandia.
È nel 1997 che Davide Vignato capisce le potenzialità enologiche del territorio vulcanico, intraprendendo la viticoltura biologica, abbandonando i concimi ed eliminando tutto ciò che è chimica, che avrebbe rischiato di appiattire il vino rendendolo incapace di esprimere al meglio profumi e sapori. La certificazione vegana è ciò che ne è conseguito, attraverso un’agricoltura preventiva che attraverso corsi ha preparato sapientemente il produttore in un costante aggiornamento per anche fare formazione ai giovani in altre attività, aiutandoli ad alzare il livello, per fare vini i più puliti possibile.

«Il testimone è passato a me nel 2006, quando ho cominciato a produrre uve del territorio, il Garganega e il Durella, su un territorio vulcanico di Gambellara, fino all’ingresso della produzione biologica nel 2010, certificata. Ho sempre lavorato per portare Gambellara nei miei vini, e questa sera inauguriamo la nuova linea dell’Orso, una linea autobiografica, nella quale il mio soprannome è anche la mia firma. Cerco sempre di guardare ai territori vicini, e quello che ne è uscito è una Garganega (che nasce a Soave) e una Durella ferma, una vinificazione diversa dalla spumantizzazione che siamo abituati a bere», spiega Davide Vignato.
«Uno studio e una capacità di ricerca non comuni, Davide primo produttore del Gambellara biologico, lavorando a stretto contatto con la natura senza chimica, cercando la massima espressività del territorio, portandolo ad uscire dalla Doc, perché per andare oltre bisognava cambiare strada, con una forte sensibilità e lettura», aggiunge Luca Casadei, giornalista e sommelier dell’agenzia Italia nel bicchiere.
Rispettare i tempi e la vita della terra sono le fondamenta del lavoro di Vignato, grazie ai continui studi e alla biodinamica, eliminando la chimica dalle piante, senza usare diserbanti né prodotti di sintesi, adottando sempre nuove tecniche, magari superate o ignorate dalla moderna industria del vino. Le radici delle piante scendono in profondità nutrendosi dei minerali del territorio di Gambellara, dove il suolo recupera vita e i microrganismi la sostanza organica e l’humus.
Gli altri vini Vignato
Tecnica, esperienza, tenacia, richiedono sempre grande cura, scegliendo nel 2019, di uscire dalla Doc Gambellara e di non riportare più tale denominazione in etichetta, perché evitare l’omologazione ed andare oltre, rimanendo fedele a terroir e persone, da cui tutto nasce.
El Gian, omaggio al padre, è prodotto con sole uve Garganega, dai profumi fruttati e floreali, mentre Col Moenia, matura sui propri lieviti senza aggiunta di anidride solforosa, impreziosito periodicamente da un batonage, regalando un bouquet di profumi complesso ed equilibrato. Altri vini caratterizzano la cantina Vignato.
L’azienda Davide Vignato produce anche una cinquantina di Magnum l’anno e finita la comparazione tra territori e vini ha presentato un Passito, chiamato Vin del Ricordo, che conta 111 bottiglie e racconta la storia del nonno Rinaldo destinate ad essere la chiusura di momenti di incontro, regalate o offerte, come da tradizione; quelle della serata sono del 2009.

Le iniziative portate avanti da Vignato
Tra le esperienze offerte da Davide Vignato anche «Adotta una vigna» che ha portato 32 ragazzi da Milano, Varese, Modena e Bologna, accomunati dalla voglia di stare nella natura affiancando il produttore nella potatura e imparando dalle sue mani maestre, vedendo da vicino l’artigianalità del vignaiolo.
Davide Vignato è stato coinvolto anche nell’edizione 2025 di VinNatur Tasting, dal 5 al 7 aprile, nello showroom dell’azienda Margraf di Gambellara, che rappresenta la più importante fiera del vino naturale in Italia riunendo 340 associati e 200 vignaioli-espositori provenienti da sette paesi diversi in tre giorni. Un viaggio nel mondo dei vini naturali che racconta sostenibilità, terroir e artigianalità, dove si può confermare il boom del vino biologico ma che non significa fare ciò che si desidera, ma trovare soluzioni alternative ai dettami principali che mirino all’equilibrio tra natura e uomo.
«Consiglio ai giovani di bere responsabilmente ma di provare tantissime zone diverse, direttamente in cantina, conoscendo il produttore, dove ti spiega la passione, da dove arriva il vino e cosa vi è dietro», conclude Vignato.
Il vino è convivialità e legame con il territorio, degustandolo ne scopriamo una storia: quella delle mani e delle menti che vi lavorano e il sapore di un’identità, dove le bottiglie vanno aperte, bevute e finite, come detto da l’Orso Davide Vignato.
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